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 Pagine Sciolte (3)

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renato farina
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renato farina


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MessaggioTitolo: Pagine Sciolte (3)   Pagine Sciolte (3) Icon_minitime24/7/2008, 19:43

....Finalmente attraccammo al molo, stava gremito di gente. Grida che s'incrociavano dalla nave alla terrazza dove parenti e amici aspettavano, era una vera festa. Gente che arrivava per la prima volta come me e gente che ritornava. Lo spagnolo e il nostro dialetto meridionale volava per l'aria, davvero dava un senso di allegria ma al tempo stesso sentivo una stretta alla gola che non sapevo definire, la mia non era una vacanza, forse solo allora mi stavo dando conto e mi stavo svegliando da un sogno perchè era la prima volta che veramente mi sentivo solo, isolato, un naufrago in mezzo al mare sopra una piccola tavola, dove stava la salvezza?
Stavamo aspettando di scendere, quando io e Giovanni, non c'è un italiano che non si chiami così, sentiamo il mio nome farsi largo fra lle grida: Renato, Renato... rimasi sorpreso, poi pensai che non ero solo io al mondo con quel nome. Di colpo ricordai che sì dovevo essere io quello, perchè anch'io avrei avuto un appoggioi all'arrivo. Il famoso conoscente di papà che aveva offerto di aiutarmi. Credevo di toccare il cielo; ancora non immaginavo che stavo entrando in un altro mondo e le sorprese sarebbe venute una dietro l'altra, e così fu.
Facevamo la coda per scendere, in cima alla scaletta un Guartdia Nazionale ( come un carabiniere) ma ahi! che differenza...( a parte la negrura, senza disprezzo o razzismo, non lo sono, era la prima volta, fa sempre effetto) mi fermò. Io andavo tutto bello accomodato e con il mio cappello bianco, tropicale, un pànama trasparente che mi era costato un occhio. Senza preamboli me lo tolse dalla testa e lo rivoltò come un sacchetto di carta, per vedere ancora non lo so, se c'era nascosto qualcosa di contrabbando. Cercai di protestare, mi venne perfino la voglia di girare sui tacchi per ritornarmene a casa (per dire), poi, tranquillo dissi fra me; Renato calmati questo è solo il principio...mi venne un attaccco di collera e lo mandai alla romana " ma vaffanculo fijo de na' mignotta". Meno male che non intese, tanto non l'avrebbe mai capita quella " raffinatezza dialettale" nostrana.
Scendemmo, ci tenevano in fila con dei sciaboloni che loro chiamano"pettine" che usano
per dare colpi col piatto della lama alla gente, in caso di disordini. Fu un'accoglienza stranamente civilizzata. Veramente era un altro mondo, ma tra pettine e manganello non so in verità qual'è migliore. Paese che vai usanze che trovi, in un certo qual modo è sempre interessante conoscere per poter criticare.
Terminò anche la revisione dei bagagli ed io nel bauletto avevo portato la spada di mio padre della sua divisa, e un'altra lama di Toledo, stavo preoccupato, l'avevo fatto per nostalgia verso il mio sport che è la scherma, chissà pensavo mi sarebbero servite(?)
I doganieri mi interrogavano: "Usted Torero?" Se io ero un torero, perchè la spada sembrava come quella che usano i toreri nella corrida. Al finale me le sequestrarono e ne fui amareggiato per la perdita.
Il chofer che mi aveva chiamato, all'uscire ci disse che ci avrebbe portati in un Hotel in Catia, una zona della periferia di Caracas che non conoscevamo nè sapevamo dove fosse. La verità venne come una martellata.
Il jeep percorreva l'autostrada che dal porto arrivava alla città, superando un dislivello di 900 metri. Questa era l'altitudine di Caracas sul livello del mare ossia dal porto di La Guayra dove attraccammo.
Noi vedevamo sulle colline le famose casette che in certi punti erano vere e proprie agglomerazioni una addosso all'altra. Altre fatte di lamine di zinco e cartoni. L'autista ci disse che quelli erano "ranchos" ( rancio) di gente povera, e che l'unica forma era occupare pezzi di terreno montando prima rancitos, poi li arreglavano con blocchi, insomma erano i "desesperados". Anche in Italia ci sono, i famosi barboni e baraccopoli...la miseria non ha confini. Il male era la mancanza di servizi igienici e allora si può capirne le conseguenze. La miseria afferrata alle colline, appiccicate senza spazio nè aria. Una visione rovesciata della vita, i poveri in alto e i ricchi in basso.
Triste la miseria sempre è triste. Ma ancora dovevo apprendere qualcosa di più sopra questa parte del mondo.
Finalmente arrivammo a Catia. Caotica questa fu l'impressione all'entrare. Io e Giovanni stavamo sbalorditi per il traffico disordinato. Auto motociclette e autobus si ammassa- vano in una corsa frenetica per sorpassarsi, claxon che suonavano ininterrottamente un vero e spaventoso ingolfamento delle strade alle quali non erevamo abituati. Vigili urbani, neanche l'ombra.
Ci guardammo senza parlare. Riuscendo ad uscire da quell'ammasso, l'autista si fermò davanti all'Hotel il cui nome spiccava sul fronte: Hotel il Teramano", scritto in pittura nera.
Entrammo, c'investì un tremendo odore a insetticida che quasi ci tolse il respiro. Domandammo per il padrone e ci indicaronio un tipo grasso in canottiera, seduto su di una branda e al suo fianco una donna oscura di pelle, stavano sbucciando patate.....

continua Shocked


Ultima modifica di renato farina il 24/7/2008, 19:45 - modificato 1 volta. (Motivazione : errore)
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