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 La stanza della signora Pina

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Massimo Guisso
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Mario Malgieri
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 08:13



Il titolo del giornale, tre colonne, pagina della cronaca locale, aveva messo di buon umore il signor Peiretto.
"Anziana rinvenuta mummificata nella propria abitazione".
L'occhiello precisava: "dramma della solitudine, era morta da almeno sei mesi".
Sarebbe stata una buona giornata, bisognava solo farla fruttare come si deve.
Con questo pensiero il signor Peiretto si avviò a prendere l'autobus. Era ansioso di aprire la sua bottega in una trafficata strada della prima periferia e mettersi all'opera.

L'insegna era sobria: "Mobili e accessori d'epoca". Gentile eufemismo per una frase più veritiera: "Cose vecchie", o magari, "Il paradiso del tarlo".
Entrando si era immersi nella luce fioca di vecchi lampadari a gocce o in ferro battuto che, pendendo da un soffitto troppo basso, costringevano le persone di normale statura a compiere tortuosi percorsi per evitare spiacevoli contatti. Non c'era una parete, una rientranza, una finestra, che fosse libera da specchiere scrostate, cassettiere dalle maniglie di ottone verdastro, comodini ancora olezzanti di medicinali e vasi da notte, ante di armadi ornati da volute entro le quali l'espressione "la polvere del tempo" acquistava un significato palpabile. Dove lo spazio lo permetteva, grandi tavoli zoppicanti erano sovraccarichi degli oggetti più inverosimili, dai portacenere asportati negli alberghi di mezzo mondo ai fonografi a tromba, passando per servizi di piatti spaiati, ventilatori dalle spine in bachelite e caffettiere napoletane. Nell'insieme, si poteva pensare di essere scivolati, per un qualche nodo spazio-temporale impazzito, nell'incubo di un architetto neo barocco.
Di giorno, la bottega era frequentata da un popolo eterogeneo: signore che volevano arredare alla rustica la casa di montagna, giovani coppie alla ricerca di pagliuzze economiche per la costruzione del primo nido, anziani che vagavano con l'aria triste assaporando le dimenticate fragranze della casa della loro giovinezza.
Alla sera invece, appena il proprietario spegneva le luci e faceva sferragliare la saracinesca, iniziava il mormorio delle cose.
Chi ha trascorso alcune notti in una vecchia casa ha certo avuto esperienza di quei rumori misteriosi che rompono il silenzio senza alcuna causa apparente.
Piccoli colpi ripetuti, un leggero tintinnio, un cigolio simile a un passo sulle scale, un sospiro sospeso nel nulla. I superstiziosi rabbrividiscono e si tirano le coperte sulla testa, aspettando con terrore la carezza ossuta di un fantasma; gli scettici alzano le spalle riservandosi di controllare che un topo oppure un pipistrello non si sia introdotto in casa da qualche apertura nascosta.
Soltanto pochi visionari, coloro che posseggono un'anima ancora aperta ai sogni di fanciullo, intuiscono la verità: le cose che accompagnano a lungo le persone nella loro vita più intima ne assorbono lo spirito e la memoria, e a volte parlano tra loro con un linguaggio che all'orecchio umano altro non pare che un insieme di rumori indistinti.
Quella notte nella bottega, in un ambiente ricavato dal muro di fondo e da due tramezzi di cartongesso, pareva esserci stata una singolare agitazione.
Si trattava di una zona che aveva conservato miracolosamente la sua coerenza di una dignitosa vecchiaia. Vi si trovava infatti l'arredo di una stanza matrimoniale: un grande letto dalla testiera in ottone, privo di materassi ma con due reti appena infossate, un paio di comodini in legno di noce coordinati con un grande armadio a tre ante e un comò sormontato da una specchiera dalla cornice d'ottone. Su di un lato, una poltroncina imbottita, foderata di un bel tessuto rosso scuro, faceva compagnia a un basso sgabello dello stesso stile e colore. Sul comò, un portaritratti d'argento racchiudeva una fotografia d'altri tempi, di quelle fatte in uno studio. Nell'immagine nemmeno tanto sbiadita, una coppia si scambiava quel sorriso che soltanto due persone in totale sintonia sanno scambiarsi.
Erano stati proprio quei mobili a rumoreggiare per primi.
- Hanno trovato la signora Pina! - dicevano gli scricchiolii del comò.
- L'avevano lasciata sola, era come se non esistesse; gli uomini non hanno un cuore -, cigolava il letto.
- Ci hanno messo sei mesi ad accorgersene - aggiungeva con una serie di colpi secchi l'armadio.
- Da quando quell'uomo l'ha lasciata, lei non è riuscita a ricostruire la sua vita -, tossicchiarono all'unisono i comodini gemelli, che dicevano sempre la stessa cosa nello stesso momento.
Nel loro singolare linguaggio, i mobili seguitavano a scambiarsi ricordi. Tutti gli altri oggetti nella bottega parevano ascoltare in silenzio. Soltanto una vecchia pendola a contrappesi, caricata chissà quando e chissà da chi, scandiva i suoi battiti e puntuale, ogni mezz'ora, batteva un suo commento.
- E pensare che sembrava così innamorato! Se le mie reti vi raccontassero cosa hanno dovuto sopportare e tutte le cose che abbiamo visto fare...-
- L'abbiamo visto tutti, non dimenticare che eravamo al tuo fianco; noi a volte più che di noce ci sentivamo di ciliegio, tanto ci veniva da arrossire!-
- Erano così felici quando lei rimase incinta, ma poi, dopo che il bambino venne alla luce, si accorsero di come il destino era stato cattivo. Lui non ce la fece e da perfetto egoista se ne andò. Mica erano sposati, lui semplicemente mi aprì per portare via i suoi vestiti e sparì. Non mi voglio nemmeno ricordare il suo nome.-
- Povera signora Pina, troppo presa da quel bambino, era nato così malformato che aveva dovuto passare tutta la vita in un istituto. Pensate, oltre trent'anni. -
- E lei si è ammazzata di lavoro per quel figlio e quando è morto non aveva più alcuna ragione di vivere.-
- Sì, ma non doveva farci andare via, a me non piace stare qui.- La voce della poltroncina aveva un tono risentito.
- Non ci ha fatto andare via, ci ha venduti tutti, ha voluto una bella tomba per suo figlio, solo quello la interessava ed era l'unico modo per poterla avere.-
- Ricordo quel giorno. Ci hanno prelevato uno per uno, io che sono il più pesante sono uscito per ultimo e ho visto sulle pareti i segni chiari dei quadri, i ganci vuoti dei lampadari, le nostre impronte sul pavimento.-
- E' vero, ha tenuto soltanto il materasso, ricordo bene il dispiacere quando io e lui ci siamo detti addio, eravamo insieme da così tanto tempo.-
- Anche noi l'abbiamo salutato, era davvero un caro amico.-
- E il signor Peiretto, che delinquente! Le ha dato una somma ridicola, quel porco ci ha valutati come fossimo dei rottami e si è approfittato della situazione. Ma la signora non ha mercanteggiato, non le interessava. Le bastava avere il necessario per la tomba del figlio. E dopo si è capito il perchè.-
- Già, dopo aver pagato il funerale e la tomba, lei si è sdraiata sul materasso e non ha più mangiato, non ha più bevuto, si è semplicemente lasciata morire. Era inverno, sotto le finestre che aveva lasciato aperte c'era il solito traffico del quartiere. E il nostro era un bel quartiere, pieno di vita, di negozi, di luci. Eppure nessuno nel palazzo dove abitava da sempre si è preoccupato. Nessuno da fuori ha notato quelle finestre sempre aperte, nessuno ha visto che le luci erano sempre spente. Poi sono venuti quelli del gas e senza nemmeno bussare hanno chiuso il contatore nelle scale, e anche allora nessuno ha fatto domande. Alla fine però il vicino si è infastidito: era arrivata la primavera, lui teneva la finestra aperta, e da quella della vicina giungeva un odore così sgradevole. Solo allora ha avvertito i pompieri. -
- Eh sì, erano passati sei mesi dal funerale del figlio, e lei era morta di sete, di fame e di dolore dopo un paio di settimane. Povera signora Pina, che vergogna per chi non ha saputo aiutarla né da viva né da morta!-
- E che vergogna per il signor Peiretto, peggio di una iena, non lo sopporto quando viene qui con qualche cliente e gli racconta quanto siamo pregiati, e ci vuole guadagnare venti volte quello che ha dato alla signora Pina!-
- Vergogna, vergogna!- e questa volta era tutta la bottega ad urlare il suo disprezzo, mentre dall'esterno giungeva il consueto rumore del pesante lucchetto che veniva aperto.

Sollevando la saracinesca, Peiretto aveva ancora l'espressione allegra.
Aveva messo in tasca il giornale, in autobus si era riletto per la terza volta l'articolo.
Il giorno prima il viavai di pompieri, polizia, ambulanza e curiosi nel palazzo vicino lo aveva incuriosito. Qualche domanda in giro e il quadro gli era stato chiaro. Poi l'illuminazione. La telefonata al suo amico della redazione aveva avuto l'esito sperato: il cronista aveva specificato che i mobili di quella disgraziata si trovavano lì, da mesi, nella sua bottega e aveva pure aggiunto molti dettagli. Conoscendo la natura umana, Peiretto era sicuro che per parecchi giorni ci sarebbe stato un corteo di persone morbosamente curiose di vedere "la stanza della signora Pina", dove c'era persino la sua fotografia in una cornice d'argento.
Questo avrebbe significato un buon incremento degli affari. Di certo avrebbe trovato qualcuno che avrebbe comperato a un prezzo assurdo quei mobili che da troppo tempo alimentavano colonie di tarli nell'angolo migliore della sua bottega.
Per un attimo il signor Peiretto si arrestò sulla soglia, il sorriso congelato sul volto. Gli era parso come se i soliti suoni che ogni tanto sembravano provenire da tutto quel ciarpame fossero molto più forti del solito, quasi che avessero appena cessato di rumoreggiare e l'eco di quell'insolita cacofonia si stesse smorzando in quel momento.
Scrollò le spalle dandosi del cretino, lasciò il giaccone pesante sulla sedia dell'ufficio, prese da un armadietto uno spray e lo straccio e si diresse verso la camera. Ecco, sì, un bel cartello con una freccia "Alla camera della signora Pina" ci sarebbe stato proprio bene. Avrebbe provveduto. Come avrebbe provveduto subito a una buona spolverata, oggi ci voleva proprio.
Eppure non c'era dubbio: il rumorio delle vecchie cose si faceva sentire più del solito. Peiretto vene colto da uno strano senso di inquietudine mentre passava tra due pareti di mobili e i suoni parevano aumentare, circondandolo. Sfiorò appena una libreria e senza alcun motivo apparente una piccola statua della libertà piombò giù dallo scaffale più alto, andandosi a infrangere molto vicino, alle sue spalle. Bestemmiando, decise che sarebbe tornato dopo a fare pulizia dei frammenti sparsi su tutto il pavimento.
Certo che quella caduta era strana, chissà cosa l'aveva provocata, pensò mentre raggiungeva la stanza.
Peiretto s'infilò nello spazio tra il letto e l'armadio e si mise a spolverare il primo comodino. In quel momento la vecchia pendola iniziò a rintoccare e lui istintivamente si voltò, sorpreso dall'improvviso e questa volta indubitabile crescendo di cigolii, tintinnii, schiocchi e altri rumori del tutto insoliti, tra i quali fece in tempo ad udirne uno, molto, molto vicino.

Un trafiletto nella cronaca locale introduceva una mezza colonna scritta frettolosamente. In fondo era un fatterello come ne capitano tanti, solo un po' curioso nella sua drammaticità:
"Muore schiacciato da un armadio a tre ante"
"proprietario di un negozio di oggetti antichi deceduto a causa di un inspiegabile incidente".
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 09:45

Mario, ho letto velocemente ma devo ristamparla, il noir m'attizza
cheers
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Massimo Guisso
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 09:50

Altro giro, altro REGALLO: altro capolavoro per me inedito!! (tanto vado abitualmente all'Ikea)!
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 15:03

Adoro quelle botteghe piene di cianfrusaglie. Ed è vero: il loro contenuto è vivo, racconta (se si sa ascoltare) storie conservate nei ricordi di chi c’era o nell’immaginazione di chi volentieri ci sarebbe stato. Vendetta sommaria per il commerciante, po’raccio.
Dalle descrizioni ai dialoghi, nel racconto la lingua e il linguaggio prendono il lettore con fascino morbidamente sornione e al tempo stesso crescente e puntuale.
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Roberto Miano
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 16:06

assolutamente godibile...

direi sceneggiatura perfetta per una di quelle storie parallele che davano corpo e dignità alle principali vicende di dylan dog...

lettura preziosa... anche se - essendo io allergico - ho nitida la sensazione della polvere...


il mio plauso

rob
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Penna Libera
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 21:58

Hei Mario! ma è un filone nuovo? Ecchecavolo: sei inesauribile. cheers
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Rosario Albano
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime14/10/2008, 22:55

Che tu sia bravo è oggettivo, indiscutibile!...
questo racconto (come altri) andrebbe pubblicato, non sul Web (o almeno non solo sul Web) ma sulla vecchia e nobile carta, tanto per stare in argomento...
Ha il sapore crepuscolare, delle vecchie e buone cose del passato, ha un finale noir, con un sottile senso di rivalsa e giustizia, sulla avidità e l'opportunismo umano, insomma mi ricorda tante "cose" della vecchia e cara e vera letteratura, non oso commentare l'aspetto tecnico-strutturale: uno perchè non ne ho competenza e due perchè è lineare e perfetto: ribadisco da pubblicare!

Ma mi ha ricordato, anche, che anch'io ho trattato delle "cose", (mobili, specchi, poltrone, finestre, letti ecceterra)...
in un altro mio post ho spiegato il perchè e da dove mi è venuto l'imput, e che ho avuto l'ardire (sic) di pubblicarlo in un libretto, sulla vecchia carta appunto...
Anch'io ho cercato di far parlare le cose, se non in prima persona almeno in modo riverberato...
solo che l'accezione che do alle cose e agli oggetti è diversa dalla tua.
La mia versione descrive il lato "comico", a volte inutile o superfluo delle cose, se non addirittura mercificante ed alienante delle cose ovvero del rapporto ambiguo e negativo che le cose e gli oggetti hanno con gli uomini e viceversa...
Ma detto questo non penso che il mio lavoro possa paragonarsi alla tua perfezione: confermo, per me tu sei un professionista, nell'accezione più ampia e positiva del termine...

Comunque non resisto a lasciarti senza averti passato una mia, è quella che chiude il libricino, è quella, in cui di più esplicito i contenuti di cui prima ma è proprio quella in cui il riferimento del parlare delle cose è più palese e specularmente uguale al tuo...
perdonami se ad un prosatore di tal fatta, io accosto una poesiucola; ma sinceramente credo che questo sia uno dei significati per cui noi tutti stiamo su questo Forum, cercare di mettere in atto confronti e sinergie dei vari livelli dello scrivere...



<Ho paura di passare tra loro, così tranquille coscienti.
Ho paura di lasciarle dietro di me a togliersi la Maschera.>>

Fernando PESSOA


DELLE ALTRE COSE…

Le cose hanno gli occhi, i denti…
Fanno la faccia utile, ma attento:
Appena possono t'azzannano le mani!

Le cose, risplendono d'oro e platino,
Ma hanno il cuore opalescente
E il sangue greve come piombo!

Stanno negli armadi in silenzio;
Sembra, a posto nei buffet al quanto…
Ma tintinnano d'avidità nei portafogli.

Hanno un senso se l'acquisti e le vendi,
Si fanno facchini d'ansia se non puoi,
E se vuoi ignorarle ti violentano!

Sì, le cose t'avvinghiano sin che muori
E senz'altro ti consumi prima di loro…
Le cose riciclano se stesse ogni tanto:

Ma di te marcescente non hanno rimpianto!
Le cose lacrimano nere storie, perché
Hanno orecchie, il naso ma niente anima:

Spesso alla loro mercé ti riducono,
In fabbrica, al market o a casa…
Se non trovi un uso migliore, le cose,

Ti rubano l'umanità fino all'ultima dose!


Quindi due volte grazie:
uno per la Letteratura che hai postato
e uno anticipato per avermi ascoltatao.
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Mario Malgieri
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 08:27

Massimo Guisso ha scritto:
Altro giro, altro REGALLO: altro capolavoro per me inedito!! (tanto vado abitualmente all'Ikea)!

Ciao Massimo dalla Campanassa, e grazie.
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 08:31

Gibbì ha scritto:
Adoro quelle botteghe piene di cianfrusaglie. Ed è vero: il loro contenuto è vivo, racconta (se si sa ascoltare) storie conservate nei ricordi di chi c’era o nell’immaginazione di chi volentieri ci sarebbe stato. Vendetta sommaria per il commerciante, po’raccio.
Dalle descrizioni ai dialoghi, nel racconto la lingua e il linguaggio prendono il lettore con fascino morbidamente sornione e al tempo stesso crescente e puntuale.

C'è stato un periodo che con mia moglie ne abbiamo girate tante di quelle botteghe. Lei cercava un lampadario... e a me si è accesa la lampadina per scriverci qualcosa. Idea
Lieto che ti sia piaciuta... ma il commerciante non devo essere riuscito a renderlo odioso quanto volevo, se no non l'avresti chiamato "po'raccio" !
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 08:38

miaghi ha scritto:
assolutamente godibile...

direi sceneggiatura perfetta per una di quelle storie parallele che davano corpo e dignità alle principali vicende di dylan dog...

lettura preziosa... anche se - essendo io allergico - ho nitida la sensazione della polvere...


il mio plauso

rob

Grazie Miaghi. Dylan Dog ne ho letti pochi, ma mi risulta sia un fumetto molto quotato tra gli amanti del genere, quindi il paragone mi onora. Ho invece visto parecchi film horror, ed in effetti ho cercato di strutturare il racconto come una piccola sceneggiatura, senza calcare troppo la mano.
Sì, in effetti di polvere ce n'è un sacco...
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 08:41

Penna Libera ha scritto:
Hei Mario! ma è un filone nuovo? Ecchecavolo: sei inesauribile. cheers

Lo avevo preannunciato: un racconto con effetti speciali Very Happy
Mi piace spaziare tra i generi, ero un lettore onnivoro, cerco di essere uno scrittore (che termine esagerato!) ... onnigrafo!

Ciao e grazie, anche per aver sospeso un giudizio che intuisco non troppo positivo, ma se lo metti nero su bianco mica mi offendo, anzi, ne trarrei insegnamento.
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 08:49

Net-percez56 ha scritto:
....
.
Non quoto tutto ciò che hai scritto se no sembra io mi voglia pavoneggiare Very Happy

Qualcosina su carta ce l'ho in effetti, ma sono libercoli fuori commercio, antologie di premi letterari di provincia che dovevano pur premiare qualcuno... Laughing

Perchè le tue poesie non le posti tra le altre poesie, dove tutti le possono andare a leggere? Sembra tu voglia nasconderle sotto qualche commento, e invece dovrebbero essere lette da tanti.
Questa per esempio sulle "cose" è ricca di spunti e di belle metafore, come quel "facchini d'ansia" o "tintinnano d'avidità nel portafoglio".
Grazie per le belle parole e complimenti a te.
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Giuseppe Buscemi
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 10:26

mariovaldo ha scritto:
Gibbì ha scritto:
Adoro quelle botteghe piene di cianfrusaglie. Ed è vero: il loro contenuto è vivo, racconta (se si sa ascoltare) storie conservate nei ricordi di chi c’era o nell’immaginazione di chi volentieri ci sarebbe stato. Vendetta sommaria per il commerciante, po’raccio.
Dalle descrizioni ai dialoghi, nel racconto la lingua e il linguaggio prendono il lettore con fascino morbidamente sornione e al tempo stesso crescente e puntuale.

C'è stato un periodo che con mia moglie ne abbiamo girate tante di quelle botteghe. Lei cercava un lampadario... e a me si è accesa la lampadina per scriverci qualcosa. Idea
Lieto che ti sia piaciuta... ma il commerciante non devo essere riuscito a renderlo odioso quanto volevo, se no non l'avresti chiamato "po'raccio" !
No, no. Non servirebbe maggiore antipatia: perché forzare? perché dare al lettore una via d'uscita stretta e obbligata? Mi piace, così com'è, il racconto. Le rivoluzioni hanno sempre qualche ombra, e la vita pure.
Ciao Mario
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Daniela Micheli
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime15/10/2008, 23:09

Mario, ho sentito entrarmi la polvere nelle narici, ho visto un pulviscolo di polvere danzare nella penombra.
Ero dentro a quella stanza, insomma.
E se tutte le rivoluzioni portano a ciò, evviva la rivoluzione allora!
(oddio, ne avremmo bisogno anche di altre....)
cheers
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime16/10/2008, 12:37

Sono qui,
con ombra d'intrusa,
ospite della tua lingua:
autoinvitata che cerca d'esprimersi:
bello quel soggettivar gli oggetti,
bello quel dargli polvere d' anima,
e bocca tintinnante,
e picchiettio musical-giustiziere.
Oggetti ruffiani,
oggetti tenerelli,
archivio linguacciuto,
memorial-mingherlino d'abbandonati ricordi e
sospiri.

Sospiro...
Chè non è mai troppo tardi per i miracoli:
chè l'errore è cercar senso all'assurdo.
Ma c'era qualcosa nel noir
del tuo sceneggiato
che pareva preludere
a quell'insulso nero trafiletto,
nero insulto di morte
ad un bottegaio ucciso
nel suo paradiso marcito.



Concordo, davvero deliziosa
la lettura.
Ti pubblicherei, già!
molto volentieri:)
C.
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime16/10/2008, 19:54

bovary c'est moi ha scritto:

.....


Concordo, davvero deliziosa
la lettura.
Ti pubblicherei, già!
molto volentieri:)
C.
Beh, se hai una casa editrice ci possiamo mettere d'accordo Laughing
Grazie per la bella poesia, è un regalo apprezzatissimo, oltre che una pagina sorprendente, considerata la fonte d'ispirazione.

Bravissima.
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MessaggioTitolo: Re: La stanza della signora Pina   La stanza della signora Pina Icon_minitime16/10/2008, 19:56

Daniela Micheli ha scritto:
Mario, ho sentito entrarmi la polvere nelle narici, ho visto un pulviscolo di polvere danzare nella penombra.
Ero dentro a quella stanza, insomma.
E se tutte le rivoluzioni portano a ciò, evviva la rivoluzione allora!
(oddio, ne avremmo bisogno anche di altre....)
cheers

eh sì, ma un armadio a tre ante non è sufficiente, ci vorrebbe ben altro.
Grazie per la lettura Daniela.
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