LETTERA DAL PURO PANICO… Se in questo alveare sottocoperta rigurgito asma
- perché il panico ha il volto dell’altro capovolto
a reggermi non sono le gambe ma una radice strana:
miscuglio regredente a fari ruvidi nelle tempie,
una paura che si miscela e gela elucubrazioni:
- trattandosi di un me che non è qui all’istante!
ma non voglio rattrappirvi oltre: c’è il tedio ma non canta …
C’è anche l’avviso con l’ombrello a chiazze rosse,
- so che a schiarirvi le idee basta la solita prurigine …
se lo scanso mi ritorna adulto e male intenzionato, ecco lì:
già mostra i suoi denti a sciabola ma poi salta sul taxi
e mi spernacchia: un raffica salvifica? Un saluto a tradimento?
Non è questo il problema, ma so di certo che il conto sarà salato!
Perciò aggiungo pause di delirio ad un tutto fermo dubbioso:
anche qui in quest’istante ho il conato alla gola ed il cuore tracimante
- ché così si manifesta una tempesta a ciel sereno a notte fonda.
Epperò seguo il marciapiede ed evito il tombino zig-zagando …
Cosa voglio dimostrare e/o parafrasare su questo bianco che s’annera?
Chissà se vale una mangiata di SOS questa semantica da capinera …
Se l’incubo ha la faccia dell’omino dell’Agostina o della fragola a primavera,
e allo specchio ci appendo il mio muso tremolante, ormai tutto è distante,
- certo spazio e tempo copulano qui in parallelo senza remore e decenza …
anche il senso d’un messaggio all’altro capo della razionalità si perde,
evapora insieme a questa pioggia artificiale che sa di sale e benedizioni …
Apro la botola delle mie sinapsi, un ingranaggio garantito dal mio urlo:
se mi piego avanti il paesaggio sa di zolfo, ma chi conosce quest’esalazioni?
- a contarla tutta la paura mi porge solo un mi minore ed un semitono di buio …
Sì, le finestre l’ho sbarrate e la porta è ormai calcinata e il corridoio mi ride dietro:
ma, nulla mi s’affratella come questa coperta lisa sul giaciglio sfatto e sbilenco …
Che passi la morte sdendata dopo avermi artigliato la schiena: è palese, oddio
niente è più orripilante di saper attendere spezzandoti nell’attesa!
Se qualcuno poi si domandi se è vero quest’arcano cigolare o solo trama
d’un thriller di periferia: cosa cambia all’andana? Tu non sai che scrivere
quasi sognare è un pezzetto di orrore che raccatto in uno dei miei buchi a latere:
cioè inavvertiti spasimi che s’alternano al mio digiuno di sole e furore,
- perché traccio questa inutile nota a margine di me stesso?
poche idiozie contengono questo insinuante male antico:
amico caro io ti indico col tuono il mio essere ora qui, solo nel panico!