LA FIORITURA DEL MANDORLO - MUSA MONICA PORTA

Solo sognando e restando fedeli ai sogni riusciremo a essere migliori e, se noi saremo migliori, sarà migliore il mondo.
Roberta richiuse il libro, trattenendolo a sé mentre ripensava alle parole. Ne rimirò poi la copertina, quasi a memorizzare il disegno. Erano anni che una storia non riusciva ad appassionarla. A farle credere che tutto si potesse cambiare ma era successo.
L’emozione agì da balsamo spingendola a lasciare le coltri ed il ninnolo scivolò a terra.
Da quattro mesi aveva smesso di guardarla ma la foto continuava a sorriderle. Si stupì a ricambiare mentre la ricollocava sul suo comodino.
“Il tempo cancella ogni dolore”.
Diceva così la sua terapista e forse aveva ragione. Per ora le bastava poter uscire dalla camera.
Pile di piatti sporchi l’attendevano in cucina. La casa sembrava urlarle il suo disgusto ma oggi era diverso. Avvertiva il sano impulso di pulire; il percepirlo ancora le diede nuova linfa.
Un rumore proveniente dal soggiorno la distrasse dal compito.
La radio, la sua compagna di sventura che non spegneva mai, era in attesa.  Con lei aveva scoperto come dissolvere il cupo silenzio che la circondava.
Una lacrima scese a rigarle il viso ma non se ne curò. Era sola in casa ormai, non c’era più nessuno a cui nascondere l’angoscia.
La musica riempiva l’aria di canzoni anni ’60, e la valvola girò dando sfogo al suo dolore.
Aprì le mani lasciandolo scivolare via da lei.
Via, lontano da lei a bagnare il suo parquet, gli occhi impegnati ad accelerare la fase di espulsione.
Ora riusciva a percepirlo, il groviglio di nodi che le chiudevano il cuore.
Perdonare, questa era la strada.
Lo sguardo annebbiato si rivolse alla finestra e fu la fine. Il mandorlo in fiore, ben visibile alla vista, le diede la svolta per una nuova, scrosciante, crisi di pianto.
Calma, doveva calmarsi e rallentare. Respirare e lasciar fluire. Così le imponeva la sua analista, ma lei non riusciva a controllare l’onda che dallo stomaco stava risalendo la trachea raggiungendo la gola.
La vita rinasce ogni primavera ma Roberta non se n’era mai accorta. Elena, era lei ad amare la fioritura. A cospargersi di petali  riempiendole ogni stanza della casa.
Il dolore aumentò la morsa, e le sue vertebre obbedirono, costringendola a piegarsi.
No, non era finita.
E di nuovo i ricordi ebbero il sopravvento. Ne sussurravano il dolore: del suo sentirsi in colpa per le mancanze, le tante mancanze che avevano segnato l’infanzia della sua bambina.
Perdonare, sì, doveva perdonare il fallimento di una madre troppo impegnata a rincorrere la sua assurda, sciocca passione per dare importanza agli attimi ormai passati.
Perdonare il male bastardo che l’aveva strappata al mondo senza curarsi della sua giovane età.
Un pensiero si insinuò nella sua mente, tarlo a rodere le sue fragili certezze.
Le pastiglie erano lì, nel secondo ripiano del bagno padronale.
Sembrava così facile abbandonarsi all’oblio. Né pensieri né colpe. Solo il sordo, muto, silenzio dei sonniferi ad indicarle la via.
Un passo e poi due, lo specchio le rimandò l’immagine mentre la mano estraeva la boccetta.
Il bicchiere nelle dita, già pronta al salto, esitò la frazione di un istante; poi fu solo melodia.
Una canzone dolcissima penetrò i suoi rimorsi. Tante volte l’aveva ascoltata con Elena.
“La vita è meravigliosa, mamma”  le sembrò di percepire, o forse era solo l’eco dei suoi rimpianti ad agire per lei.
Ed il sogno della notte riapparve. Il tocco della sua bambina che la spronava a reagire. La sensazione di pace che l’aveva poi avvolta fino al mattino invitandola a finire gli ultimi capitoli del libro iniziato. Lo stesso che Elena non aveva potuto terminare.
Il bicchiere frantumò al suolo seguito dal tintinnare del Minias che lo raggiungeva a terra.
Tornò a riflettersi nell’immagine impietosa di una donna sfinita, giunta al suo limite.
Elena non aveva potuto scegliere ma non si era arresa fino all’ultimo respiro.
Poteva, doveva trovare la forza per proseguire. Ripensò al libro e capì.
Solo sognando di essere migliori si può sperare di raggiungere uno scopo. Ed ogni sforzo, seppur minimo, segna un inizio.
L’acqua gelida lavò le lacrime sulle ultime note del brano. Per Elena avrebbe raccolto ancora i petali del mandorlo in fiore.