VECCHIO - EMMA BRICOLA

Gibbì ha scritto:

Il poeta del giorno ha scritto:

Gibbì ha scritto:

Buonanotte PODGast.

Gibb' non ho capito...me lo spieghi?

ma niente... un giochino fra PODcast e POD Gast (Penna teutone che ospita). Sce-mensole per appoggiare un po' giochicchio.

Capito adesso
notte notte

Ahahaha certo che sì!

NOTTE

Notte a te PoDG e grazie della tua presenza e disponibilità...

trovo molto bello il pdiddigì al plurale
brava admn e tutti quelli che lo hanno ideato.
purtroppo , non potendo essere costante, spesso leggo senza lasciare commenti.

un saluto sì, scusa Poeta se invado il tuo spazio per lasciarlo qui.

***
nico

Caspita poet of the day, almeno tu aspetta questo scemo di un ritardatario. La PdG prosaica ha già "stangato" la porta, e così non ho fatto in tempo a lasciargli un commento condivisibile. Ho dovuto appiccicargli un post it sull'uscio di casa. Forse domattina lo leggerà.
Spero che almeno tu rimanga attivo ancora per qualche minuto, anche se di poesia capisco niente e nulla e quindi non so se ne varrà la pena.
Però me la sono letta oggi, nella pausa pranzo di noi travét.
Non so che dire di preciso. Mi piace molto come hai usato la metrica. L'argomento, se mai, lo trovo un poco scontato. Ma ripeto, in campo poetico valgo meno di una vecchia ciminiera che inquina il tramonto. Specialmente come critico.
Perciò ti dico che leggendola si prova piacere, ma non più di qualche emozione.
Piero.

Alkimias ha scritto:

Anam ha scritto:

un volta leggevo la storia del maratoneta; copio un pezzo

«Fai conto di essere una maratoneta. Stai correndo con i tuoi amici e le tue amiche. A un certo punto capisci di avere una buona gamba, un bel passo, di poter andare più veloce, e allora decidi di seguire questa tua forza. Di convertirti al tuo talento. Dopo un po' che corri, ti accorgi di aver staccato il gruppo. Ti giri e ti scopri sola. Loro sono indietro, tutti insieme che ridono, e tu sei sola con te stessa. Siccome non riesci a reggere questa solitudine, rallenti finché il gruppo ti raggiunge e, negando il tuo talento, fingi di essere come loro. Rimani nel gruppo. Ma tu non sei così, non sei come loro. Infatti anche lì in mezzo ti senti comunque sola.»

bello questo pezzo, Anam !
lo sai che cercare di -raggiungere- un certo tipo di linguaggio (parlo die grandi) è quasi come essere un maratoneta ? O meglio come un neonato che cresce
e diventa adolescente e piano, con fatica allunga il passo a seconda della sua gamba
poi si scopre dentro un passo da gigante e rimane emarginato nella corsa.
E' davanti; che non è nemmeno importante arrivare primo.
Primo, dove ? Primo, perchè? Primo, per cosa ?
Tiene solo il suo passo, non lo cede per compiacenza. a nessuno. e fa bene.
mi fa rabbia il maratoneta che adegua il suo passo per disconoscere (riconvertire) il suo talento.
gli altri che non sanno correre restino indietro.
lui però soffrirà sempre la solitudine dei numeri primi


non c'entra niente col pezzo della poesia del PodG, ma lo spunto è bellissimo.

La scrittura è una conquista da maratoneti. che ne pensi?

La scrittura non impone nessun primato.
Anzi è tra le cose che tardano più l'arrivo, perchè non è li che si nasconde la meta ma nel tragitto.
Impone d'osservare paesaggi persone profumi sensazione, spinge ai pensieri ai ripensamenti.
E un viaggio del genere si compie in solutidine, in solitaria.
La scrittura è conquista, è uno stato. E già di per se la meta di qualcosa, di un'attenzione che si è sviluppata o di una sensibilità alcune volte rischiosa.
Quindi lo scrittore è un maratoneta perchè non può essere altrimenti e negando questa sua condizione finisce con lo star male. Sfasa se stesso.
E' una solutudine da numeri primi.

La scrittura è una conquista da maratoneti.

Anam ha scritto:

salmace ha scritto:

Anam ha scritto:

salmace ha scritto:

Alkimias ha scritto:

Nessuna regola in poesia, mi trovi d'accordo PodG

il tuo "vecchio" qui, ha quell'aria assorta e triste di molte solitudini.
Il bar. un richiamo all'attenzione, quattro pareti diverse
su ombre meno sole
su un bicchiere da stemperare di ricordi
ma poi....chi è in grado di capire le parole del suo dire ?
E' rimasto "l'ultimo" senza più carte da giocare
è rimasto solo in mezzo a tanti.


ciao PodG,
buona giornata a tutti.

è rimasto solo in mezzo a tanti

Sai che mi rimbomba in testa e non ce la faccio a farla passare inosservata.
Quante volte ci siamo sentiti soli nella moltitudine?
TANTE
Bel punto, Alki!

un volta leggevo la storia del maratoneta; copio un pezzo

«Fai conto di essere una maratoneta. Stai correndo con i tuoi amici e le tue amiche. A un certo punto capisci di avere una buona gamba, un bel passo, di poter andare più veloce, e allora decidi di seguire questa tua forza. Di convertirti al tuo talento. Dopo un po' che corri, ti accorgi di aver staccato il gruppo. Ti giri e ti scopri sola. Loro sono indietro, tutti insieme che ridono, e tu sei sola con te stessa. Siccome non riesci a reggere questa solitudine, rallenti finché il gruppo ti raggiunge e, negando il tuo talento, fingi di essere come loro. Rimani nel gruppo. Ma tu non sei così, non sei come loro. Infatti anche lì in mezzo ti senti comunque sola.»

Anam, certe volte mi sembri un giovane vecchio saggio!
Siamo animali da branco, non ce lo scordiamo. E ci sono delle priorità.
Abbiamo bisogno di riconoscersi nel gruppo, avere un clan di appartenenza.
Ma anche arrivare a nostro nucleo, alla conoscenza della nostra radice.
E quindi alla solitudine. Bisognerebbe riuscire a mediare tutti e due gli aspetti.
Questa potrebbe essere la buona via.

ma non dai non prendermi cosi sul serio

Prendo volentieri in considerazione quello che dici!

Caro/a
Podg (che brutte le sigle!),
Ti ho letto,
strutturato bene il tuo verseggiare frammisto di silenzi e spazi, ma non lento nel ritmo, denota una certa padronanza nell'uso della penna ...
Il ritratto he fai è veritiero, realistico ed anche se ha sembianze peculiari (il vecchio di cui tratteggi) può benissimo prestarsi ad una genralizzazione o almeno ad una riflessione di carattere generale (che sia questo l'intento?) ...
Ci sono questi "vecchi" realmente e metaforicamente, e a volte sono il nostro riflesso metafisco e/o futuribile (dipende ...)
però io lo vedrei più in una osteria (immagine soggettiva), perchè qualcosa di crepuscolare (in senso alto e letterario) sta meglio nelle "vecchie" iconografie ...
ma essendo il bar un luogo pubblico, niente e nesuno, può impedire ad un "vecchio" d'entrare ...
Allora se "soppeso" (la tua poesia) da quest'angolatura e da questo stile poetico, allora dico che mi è piaciuta, perchè ben scritta e scevra di retorica ma, se penso al Bar in cui vorrei andare io, allora mi bevo un caffè veloce, pago, saluto e vado via ...

... Chissà se è giusto, in un commento critico, mischiare desideri e analisi seria: ma la poesia fa fare di questi brutti mix ad un lettore e se avviene vuol dire che comunque di poesia stiamo (quella da te scritta) parlando e non di pensierini ...

...
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