UNA LETTERA PER T(R)E - MASSIMO SCORDATO

Amore mio,

Profitto di questa strana occasione per profferire le poche ultime parole che ho da dirti. E non guardarti attorno, non leggere distrattamente, perché proprio a te mi rivolgo, benché tu sia solo uno dei destinatari. Scrivo pubblicamente perché meriti la gogna.

Ricordo come fosse ieri il giorno in cui entrò in casa nostra il primo personal computer, ed imparammo in fretta ad usarlo. Non di rado ci dedicavamo insieme a giochi, applicazioni, curiosità, stretti di fronte al monitor, talvolta avvinghiati come i protagonisti di Ghost davanti al cumulo di creta. Poi arrivò la rete internet, i blog, i social network, i forum, e le nostre password private per l’accesso a queste piazze virtuali divennero pesanti porte blindate che reciprocamente ci sbattemmo in faccia.

Sempre più di rado parlavamo tra noi delle nuove conoscenze, dei freschi contatti acquisiti, dei vecchi amici ritrovati sulla rete. La voglia di costruirci un mondo nuovo era grande quanto le tentazioni ed opportunità che essa offriva. Una sera mi confessasti di far parte di un nuovo forum per scrittori dilettanti, su cui potevi finalmente esprimere la tua passione di sempre: la scrittura.

Il tempo da te trascorso a martellare sulla tastiera iniziò a dilatarsi a dismisura, al pari dei tuoi occhi sgranati sul monitor in stato catatonico. Non mi occorse molto tempo per scoprire dove, come, con chi chattavi, e quale fosse questo salotto letterario che divideva ormai le nostre vite: era proprio questo forum, in cui scrivevi spesso sotto falso nome.

Mi iscrissi anch’io con uno pseudonimo, e pedinarti telematicamente sul web divenne per me facile gioco. Un giorno comunicasti pubblicamente la tua meta di quel pomeriggio. La certezza arrivò quando descrivesti quel particolare di casa che non poteva che essere la nostra. Eri tu. Lasciavi ingenuamente tracce dovunque. Mi bastava scrivere tra apici il tuo nome od i tuoi alias, o chiedere un ping del tuo IP, per sapere tutto su come trascorrevi le giornate.

Fu così che appresi, ricostruendo i criptici messaggi pubblici da te lasciati, ed interpretando le metafore dei tuoi brani, che usavi la scrittura come mero alibi, e nutrivi il bisogno di colmare un vuoto, di cui mi sentivo in buona parte responsabile. Decisi quindi di allacciare un dialogo con te, e dal chiuso delle nostre stanze di casa, smanettando sulla tastiera a pochi metri di distanza, imparammo a conoscerci nel profondo. Ascoltai le tue parole mai dette, e furono giorni felici. Come ingenui giovinetti provammo nuovamente il piacere del corteggiamento reciproco, benché virtuale. Ho assecondato il gioco, slealmente, lo ammetto, ma la nostra vita reale ne trasse un provvisorio beneficio. Io sapevo che tu non sapevi che io sapevo, e ne approfittavo per guidare la tua esistenza, gestendo le tue emozioni.

Fino a quando non seppi, in MP riservato, di quel tuo incontro ravvicinato con una Penna del gruppo, capace di ridestare i tuoi istinti più naturali, ormai desueti per il nostro talamo. E poiché la vendetta è un piatto che va mangiato freddo, ti scrivo solo oggi, comunicandoti formalmente d’averla consumata con la vecchia formula dell’occhio per occhio. E non virtualmente.

Consentimi quindi di rendere pubblico il mio Addio a te, e di formulare i migliori auguri alla Penna che mi sostituisce. So tutto sul suo conto, e tanto conosco dell’ingenuo suo partner, ivi comprese le nuove frequentazioni e fibrillazioni.
   
Un bel round, non c’è che dire, per dare il benvenuto al nuovo Amore mio, qui su questa pubblica piattaforma, lastricata di dubbi come la strada per il Paradiso. E chissà se qualcuno dei destinatari, riconoscendosi tale, avrà il coraggio di tornare sulla scena del delitto, commentando col suo vero nome, con il suo alias, o come anonimo ospite. In uno scenario da Orient Express in cui ogni assenza potrebbe essere più sospetta della presenza, ed ogni coltellata avere una ragione.

La PDG