Roberto
Roberto faceva il barista in un paesino di collina; gli lasciavamo le chiavi dell'ufficio, perchè eravamo in tanti ma la chiave era una sola, perciò la teneva lui a disposizione di tutti.
Il bar sembrava uscito da una barzelletta sui bar.
Luogo lugubre, da soffitto basso, perennemente puzzolente di sigarette e vino.
Roberto era un vero democratico, non disdegnava nessun credo e per questo motivo alla parete aveva appeso il poster di una donna nuda, un poster della Madonna dei sette dolori ed uno della Juventus all'epoca di Sivori.
Era un tipo silenzioso, parlava pochissimo e quando lo faceva teneva la bocca stretta. Uno che non parlava mai fuori dai denti, semmai sempre da dentro .
Il motivo? Gli ballava la dentiera e lui cercava di non farsela scappare.
L'acquaio del banco era un misto di fondi di caffè e licheni vari di interesse
biologico botanico.
Le tazzine ed i cucchiaini non li lavava, si limitava a sciacquarli e nemmeno ad asciugarli.
Prendere il caffè da lui, era fare il tagliando agli anticorpi, però c'era il brivido dell'imprevisto, non sapevi mai se la dentiera alla fine gli sarebbe cascata nel caffè che ti aveva appena servito.
Per questo motivo, appena metteva la tazzina sul banco, io la prendevo e andavo al tavolino, non mi piace il caffè corretto e tanto meno se è corretto alla dentiera.
Perchè andavo lì a prendere il caffè? Oh, bè, semplicemente per uscire dall'ufficio e poi era l'unico bar.
Roberto tempo fa l'ha venduto, ma il paese sembra diverso ora , senza i suoi licheni e quei poster così democraticamente onnicomprensivi.