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 Una storia di violenza

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Franca Bagnoli
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Franca Bagnoli


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MessaggioTitolo: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime30/7/2010, 08:38

“Vagina”. “Ecco, l’ ho detto. “Vagina”. L’ ho ripetuto”. Distesa sul lettino dello psicanalista, Anna ebbe un moto di soddisfazione e sorrise: era riuscita a pronunciare due volte una delle parole che non riusciva più a dire da quando era stata violentata. “Brava” – disse il professore Altobelli.- Per oggi può bastare. Lo sforzo che ha fatto per pronunciare quella parola è stato notevole. Ora si rilassi. Vada a prendersi un gelato o al cinema con un’ amica. Ci vediamo tra una settimana, ma se sente il bisogno di parlare o si sente agitata mi telefoni e fissiamo un appuntamento per anticipare la seduta”. Anna uscì dallo studio di Altobelli molto sollevata ma sentì che la sua storia di dolore non era ancora finita. Se pensava ad un rapporto sessuale le venivano i brividi e sentiva che non ce l’ avrebbe mai fatta, neanche con un uomo di cui si fosse follemente innamorata. Ma era capace di innamorarsi? Nemmeno di questo era sicura. Aveva diciotto anni e non le era ancora capitato. Anzi, se un amico le sfiorava appena il braccio, si ritraeva, imbarazzatissima, spaventata da ciò che l’ amico potesse pensare.


Di seduta in seduta arrivò il momento di una domanda cruciale del professore Altobelli. “Se la sente di raccontare, più ampiamente di quanto fece la prima volta che venne da me? Quando è stata violentata? Da chi? Lo ha detto ai suoi genitori? La violenza è avvenuta una sola volta o di più?” Anna ebbe un sussulto, respirò a lungo e cominciò a raccontare. “A violentarmi è stato uno zio che frequentava la mia casa. La prima volta aprii la porta io. In casa ero sola. Mio padre mi aveva detto di non aprire a nessuno quando, per brevissimo tempo, rimanevo sola in casa. Quella volta salii su una sedia e guardai dallo spioncino e quando vidi lo zio aprii senza problemi. Lo zio mi prese per mano dolcemente, io lo seguii senza timore ma quando fummo in camera da letto mi ci scaraventò sopra brutalmente e…successe”. Anna era arrossita e Altobelli notò che le tremavano le mani. “Ero sconvolta. Lo zio se n’ era andato velocemente. Io corsi in bagno e vomitai. Poi feci una doccia. Mi ricordo che faticai molto ad afferrare l’ impugnatura della doccia. Era abbastanza in alto per me che avevo dieci anni. A mia madre e mio padre non dissi niente. Mi vergognavo troppo. Ci furono altre due volte. In tutti e due i casi lo zio entrò in casa un momento prima che mia madre uscisse per una commissione. Lo zio era il fratello di mia madre per cui la mamma mi lascò sola con lui senza alcun timore. Poi mi ribellai: quando mio zio suonava il campanello correvo alla porta prima che ci andasse mia madre e gli dicevo “Vattene o mi metto a gridare e farò accorrere tanta gente”. Da allora quell’ orrore non si ripeté più.


Altobelli stette a lungo in silenzio. Poi chiese: “Suo zio è ancora vivo?” Anna accenno di si con la testa.
“Se la sente di denunciarlo?” Anna disse di capire che sarebbe stato suo diritto ed anche suo dovere ma che non se la sentiva di affrontare un processo di cui conosceva tutti i rischi e le trappole. “Noi continueremo le sedute. Intanto vada da un avvocato per accertarsi che il reato, nel suo caso, non sia caduto in prescrizione”- disse Altobelli. Se trova il coraggio sarebbe bene che ne parlasse ai suoi genitori. Sarebbe un aiuto in più. Per ora le posso dire che abbiamo fatto un buon tratto di strada e che dovremo farne altra. Speriamo non tanta”. Si alzò in piedi e tese la mano ad Anna che la strinse con un sorriso. “Ci vediamo la prossima settimana” . disse Altobelli. “ Grazie Professore” . disse Anna. E si avviò, abbastanza leggera verso casa. Altobelli aveva detto di sperare che la strada da percorrere ancora non fosse tanta. Anna pensava che c’ erano ancora da affrontare impervi sentieri: parlare ai genitori, andare da un avvocato e, se il reato non fosse caduto in prescrizione, affrontare un processo nel quale magari le avrebbero rimproverato di avere aperto con troppa leggerezza la porta di casa, facendo finta di non sapere che non l’ aveva aperta a uno sconosciuto ma allo zio. Si senti schiacciare da un macigno.


Poi si fece coraggio. “Ci sarà da lottare – si disse -. Ebbene, lotterò. Ci sarà un po’ di giustizia per una bambina che ha visto bruciare la sua infanzia, l’ adolescenza e la giovinezza. Mi auguro di vivere quella che mi resta”. Andò in camera sua, si mise davanti allo specchio, si pettinò con cura , si truccò un po’.
“Beh, dopo tutto, non sono uno sgorbio” Lo specchio le rimandò l’ immagine di una ragazza carina e sorridente. “ E adesso cominciamo a percorrere l’ ultimo tratto di strada – si disse – per lungo che sia, avrà una fine!
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Marco Naldi
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Marco Naldi


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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime4/8/2010, 23:58

Spero che per Anna ci sia stata la giustizia che non c'è stata per molte. E per molti.
Troppe. Troppi.
Un argomento non facile Franca... Ma così attuale, e così antico... Sono quelle cose che a sentirle, ti fanno vergognare di essere uomo.

Il Professor Altobelli, con questo nome da calciatore (campione del mondo '82), mi sembra una figura positiva, ma rivolgersi ad uno psicologo, è già, di per sè stesso una richiesta d'aiuto, è già un constatare che non ci sono altre persone a cui rivolgersi, genitori, amici, compagni di scuola, parenti, professori di scuola o maestri, ed è per qualcosa che non si riesce a superare, con cui non ce la fai più a convivere... Anche questo fa pensare.

Ciao Franca...

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Franca Bagnoli
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime5/8/2010, 00:08

Grazie Marco. E' proprio così. Una ragazzina violentata si porta dietro la vergogna e molto difficilmente riuscirà a parlarne alle persone più vicine, come i genitori. Buona notte, Marco.
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Carla Aita
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Carla Aita


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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime13/8/2010, 16:23

Visto che sono di parola?

Io non amo molto i racconti, i romanzi in generale ma...il tuo me lo sono bevuta tutto d'un fiato!

Hai una grammatica molto sciolta e di facile approdo. Molto diretta.

Passare al contenuto del brano e' piu' difficile: quanti casi conosco...e terribili propio per essere stati " consumati " tra le pareti domestiche.

Crescono sensi di colpa ed insicurezze che t'accompagnano per il resto della vita, quale sia la decisione che si debba prendere.

Queste non sono persone malate: sono bastardi. Cambia.

Un affettuoso baciotto Una storia di violenza 35710

Carla flower
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Franca Bagnoli
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime13/8/2010, 16:56

Un baciotto altrettanto affettuoso.
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime31/8/2010, 21:13

Il tuo racconto, che tratta un tema spinoso, è posto con una tale delicatezza che mi ti fa amare ancora più di quanto, con la dolcezza che sei, potrei fare... Scusa, ma ho una stupida lacrima che scende giù...
"I fatti più efferati accadono proprio tra le mura domestiche. Purtroppo non ci si può fidare di nessuno." Me lo diceva qualcuno un giorno. Come dargli torto.
Abbraccio.
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Franca Bagnoli
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime31/8/2010, 21:17

Grazie, Susanna. E' bello tornare ad incontrarci in questo sito. Un abbraccio. Franca.
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime31/8/2010, 21:19

Un abbraccio a te Franca... quanto vorrei incontrarti!!!!
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Franca Bagnoli
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime31/8/2010, 21:22

Io abito a Pescara. Se verrai a trovarmi , mi farai tanto piacere. Ora ti lascio l' indirizzo in un messaggio privato.
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MessaggioTitolo: Re: Una storia di violenza   Una storia di violenza Icon_minitime31/8/2010, 22:00

Grazie!!!!
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