QUATTROCENTOVENTUNO VOLTE - PENNA LIBERA

Leggo i vostri commenti circa la partecipazione, l'anima di questo racconto.
Io credo che non ci possa essere altro tipo di scrittura per raccontare queste storie di ordinaria follia, perchè strizzando troppo l'occhio a chi legge si scende, inevitabilmente, nel troppo partecipato. Poi sarà che a me tante e tante volte mi è stato detto fino alla nausea che chi scrive deve restare "estraneo" a ciò di cui scrive, per cui a me il cercarci l'anima qui dentro non è stato un problema che mi sono posta: ho preso la storia, l'ho vista sviluppata con ottima scrittura, anche coi luoghi comuni rafforzativi della sfiga che ci sono. Betta dice che questa pagina è firmata, io non concordo affatto che lo sia, perchè non ho mai letto prima di te pagine simili per argomento trattato, per storia narrata. E' altrettanto vero ciò che hanno sottolineato alcuni, che il finale arriva prevedibile.
Goccia, io credo che il suo ritardo sia evidenziato in questa frase:
Claire era donna nel corpo ma bambina nell’anima.
e anche qui
Claire parlava pochissimo anche a scuola, aveva un’insegnante apposta per lei.
......
Scriveva, male, leggeva peggio, ma con i numeri se la cavava. Sapeva contare senza sbagliare fino a quattrocentoventuno. Lo stesso numero di volte che aveva fatto quel gioco con suo padre.

Io credo che la scelta di scrivere senza alzare i toni sia l'unica possibile, mi viene in mente la mia pagina su Mengele, vi ricordate ciò che avete scritto?
Felice di leggere che Rubinia condivide il mio pensiero, musica compresa.
Ed anche a me, come a Massimo, il brano è piaciuto, forse perchè (e lo sai bene PDG) ho spesso scritto di drammi simili, ed anche con epiloghi identici: mi viene in mente il mio vecchio porco sfruttatore dei raccoglitori di pomodori....