mariovaldo:
"Qualcuno ha parlato di saudade, a ragione, altri di racconto compatto, ed è vero.
A me questo BELLISSIMO racconto ha fatto venire in mente, in modo improprio, lo ammetto, uno di quei film tanto in voga nel passato, dove un giovane avventuriero (magari Clark Gable) rubava il cuore di bellissime e facili meticce su qualche isola tropicale e poi, spinto dalla sua inquietudine, un bel giorno mollava gli ormeggi e al timone del suo piccolo veliero, nella luce del tramonto e con gli spruzzi della salsedine sul viso, si lasciava tutto alle spalle per fare vela verso nuove avventure.
In realtà qui c'è di più e di meglio, ed è un peccato davvero che il tempo e sopratutto la necessità di farsi leggere abbiano impedito un arricchimento che, sono certo, avrebbe ancora impreziosito queste righe.
Anche la forma è molto bella, il linguaggio è aderentissimo allo spirito del racconto, non c'è una parola, un aggettivo di troppo, non c'è una virgola fuori posto."
Bravissima PDG! Mi limito, per mancanza di tempo, ad associarmi al 100% al commento di Mariovaldo, del quale condivido anche le suggestioni filmiche che il racconto ha evocato.
Aggiungo che la cosa che ho maggiormente apprezzato, oltre allo stile fluido ed efficace, è stata la notevole capacità, quasi "pittorica", di rendere visivamente le atmosfere esotiche e affascinanti dei luoghi narrati.
Complimenti dunque, con l'auspicio che, in futuro, questo breve testo possa essere ampliato e sviluppato ulteriormente, per esprimerne pienamente tutti gli spunti di cui è ricco.
(P.S.: un altro film che m'è venuto in mente è "Riusciranno i nostri eroi..." di Scola, con Sordi e Manfredi, nella scena finale in cui Manfredi, come il protagonista del racconto, sente fortissima la tentazione di tuffarsi dal battello e tornare a nuoto verso il mondo selvaggio e libero che sta per lasciare. Solo che, nel film, Manfredi, a differenza del protagonista di "Maria", si tuffa e rinuncia a tornare nel c.d. "mondo civile")