PROF, RICORDA I NOSTRI LUNEDI'? - ALMITRA NEWTON

Pdg già per il fatto che mi chiami Ragazza....siamo già amici.

Ha ragione la PdG di oggi: qui c'è una calca, una ressa che non si era mai vista prima!

Ah, Nuc: ti ha chiamato "ragazza"?

Ora vediamo se dice qualcosa di altrettanto carino anche a me.
Guarda, mi accontento anche di meno...

Grazie G&F,
grazie per aver letto e per aver impiegato parte del tuo tempo a pensare chi io potrei essere...
Intanto ti posso assicurare che sono la PdG di oggi, poi... il resto si vedrà;
soprattutto se avrai tempo di ritornare e chiacchierare un poco con me medesimo... qualcosa, forse, scaturirà... chissà...

Almitra Newton ha scritto:

Ha ragione la PdG di oggi: qui c'è una calca, una ressa che non si era mai vista prima!

Ah, Nuc: ti ha chiamato "ragazza"?

Ora vediamo se dice qualcosa di altrettanto carino anche a me.
Guarda, mi accontento anche di meno...

Al, che c'è? Non dirmi che sei gelosa perché ho detto "Ragazza" a Nuccina?

Ma lei è una ragazza!

E tu? Ma tu sei speciale! Dai che lo sai: hai persino postato una pagina (me la ricordo, sai?) dove affermi che tutti ti dicono che sei "speciale".
Evidentemente lo sei!

Okkey, Okkey... non ti vuoi sbilanciare, eh?

Adoperi espressioni mie, così non ti posso confutare...

Tanto, lo so, saranno ormai 50 anni che a me, "ragazza" non me lo dice più nessuno, sigh e sob

Birbacciona di una PdG (anche al maschile, sempre PdG resti!)...

Ragassi (chi c'è c'è e chi non c'è non c'è...) mi devo assentare per un paio, al massimo tre ore.
Immagino che NESSUNO (Odisseo? mah) sentirà la mia mancansa; tanto, qui non c'è nessuno...

Se qualcuno dovesse arrivare, legga pure e, se vuole, lasci il suo pensiero. Al mio rientro mi aggiornerò e risponderò a tutti.
Per ora grassie a chi è passato!

A più tardi.
Ciao ciao.
PdG.

Cara PDG vorrei un lunedì che ti avanza, parlare con te di quello che e' successo, scendere o salire, dipende da dove lo si guarda, da quel piedistallo dove è posta una cactedra e ad una ad una cancellare dalla lavagna le cose che non servono per parlarsi così.

sorcio ha scritto:

Cara PDG vorrei un lunedì che ti avanza, parlare con te di quello che e' successo, scendere o salire, dipende da dove lo si guarda, da quel piedistallo dove è posta una cactedra e ad una ad una cancellare dalla lavagna le cose che non servono per parlarsi così.

Sai, Romeo: ora le cattedre non stanno più sul piedistallo (né reale, né simbolico).
Semmai sono certi personaggi (e non sempre sono prof) che "stanno sul piedistallo" e non ne scendono neppure se li trascini...
Forse la prof di cui ci parla oggi la PdG è stata una di quelle che sulla "predella" (si chiamava così) non c'era più da tempo, per poter essere più vicina ai suoi allievi e ai loro problemi...
Quando torna glie lo chiediamo, eh?

vado a leggere... Comincia a sorridre.

Certo Al, era tutto quello che dicevo.
Lascio a te di chiederlo, devo andare via, ma tanto la voce era una sola.
ahhhhhhhhh e salutamela.
ciao.

Un dialogo tra una prof e un alunno: un modo semplice di ricordare e raccontare. Le ingenuità cui faceva cenno goccia, spuntano rigoglose tra le righe come palline. Qualcuna rimbalza, un'altra rotola , qualcun'altra si scontra con la punteggiatura. Ma la mano è inconfondibile e questo ovviamente mi condiziona non poco nel valutare.
Scrivere di ricordi è difficile. Si rischia sempre di eccedere nel riassumere e nell'impantanare la storia, facendo emergere solo il punto di vista del narratore.
Trovo "MOLTO particolare" il dialogo tra le due persone non riferito o intermediato da un narratore.
Un espediente "particolare" a cui non avevo mai pensato prima. Sembra una pagina scritta in diretta, ma a mezza strada tra passato e futuro.
Forse PDG, dovevi darci qualche informazione maggiore sull'alunno e sulla maestrina, ma forse hai dato per scontato che tutti e due somigliano a chi scrive e noi ti avremmo riconosciuto.
Comunque, trovo ammirevole la voglia di partecipare, fantastica quella di mettersi ìn discusisone postando un brano difficile, e anche se di tanto in tanto hai rinunciato a qualche corretto tempo verbale, che forse sarebbe da rivedere, trovo l'insieme gradevole.
Comunque cara PDG, sei un bel tipo.
E non mi riferisco alla tua scrittura, ma a quel sorriso sornione che spunta di tanto in tanto, dentro le righe.
Grazie PDG...

Sarà pure un pezzo che sa di "Innocenza", ma a me questo pezzo mi ha fatto quasi commuovere.
Lo trovo splendido proprio per il suo "buono"!!!! Quel buono che ti macera un pezzo d'anima e ti struggi a ricordarlo.
splendido. Grazie della lettura.

Eccomi qui di nuovo, miei prodi!
Faccio un giro di aggiornamento (anche se credo che farò presto ) e poi vengo alle risposte...

Buongiorno Penna del Giorno.
Ho letto il brano di oggi e ho avuto la sensazione di trovarmi quasi dentro le pagine di un diario, pagine che stimolano la curiosità. Per una scoperta di come possono essere vissute e percepite le cose dall’altra parte, dagli insegnanti.
Ho letto una pagina di sincerità, di una persona che ha amato i diciotto ragazzi, che se di è comportata come si è comportato l’ha fatto per loro, ma soprattutto per sé, perché non avrebbe potuto fare altrimenti.
Ma questo non gli impedisce affatto di dire le cose che non vanno, la mediocrità piccolo borghese che spesso è la dannazione peggiore che esista.
Fermo comunque il suo radicamento culturale di pretto stampo cattolico, evidenziato dal puntuale riferimento alle lettere paoline, raro apprezzamento per un grande papa.
Un brano che affascina e sorprende per l’immagine di sé, dell’io che traspare e della sua negazione nello stesso tempo, evidenziata nel porre innanzi le storie degli allievi del lunedì.
Una ricerca di comunanza ad una valenza quotidiana degli allievi che si percepisce come non propria dell’autore che non riesce a nascondere una spinta eversiva nei confronti della realtà.
Un dialogo con sé, sulla contraddittorietà della vita nei suoi aspetti energetici dove l’autore divide e esemplifica l’egotismo in un contesto completamente diverso dall’usuale.
Uno scritto in cui c’è la capacità di ascoltare e di proiettare il proprio senso della vita attraverso la lettura delle esperienze degli allievi per il tramite di un mezzo che non è solo compiacimento di carta stampata, ma esperienza, dialogo e sempre questa profonda sommersa e talvolta apparentemente latente energia vitale.
Una pagina assoluta e bellissima di una persona che allora non conosceva, ma che oggi ha vissuto, ha visto molte cose, ne ha comprese molte altre.
Un laico che percorre una strada che lo rende pellegrino inconsapevole senza travisamento della realtà.
Una bella pagina, sinceramente, in cui deve essere riconosciuta la forza di quanto traspare.
E penso che il senso di queste critiche, di questo tipo di competizioni sia di saper ascoltare quanto gli scrittori hanno da dire, per uscirne illuminati da quello che c’è scritto, e questo è un pezzo di grande acume, per capire, ascoltare e dare senso alla comunità.

Alessandro

Rispondo a Sorcio e Al:
sì, in effetti la cattedra di questa prof già da tempo non si trovava più su di una predella. Lei era sul loro stesso piano, per guardarsi meglio negli occhi ed ascoltarsi meglio.
Il modo mogliore per avere un rapporto bello e convincente, soprattutto per loro, gli alunni, che dovevano imparare a conoscere la vita, oltre alle regole grammaticali!

Penna Libera ha scritto:

Un dialogo tra una prof e un alunno: un modo semplice di ricordare e raccontare. Le ingenuità cui faceva cenno goccia, spuntano rigoglose tra le righe come palline. Qualcuna rimbalza, un'altra rotola , qualcun'altra si scontra con la punteggiatura. Ma la mano è inconfondibile e questo ovviamente mi condiziona non poco nel valutare.
Scrivere di ricordi è difficile. Si rischia sempre di eccedere nel riassumere e nell'impantanare la storia, facendo emergere solo il punto di vista del narratore.
Trovo "MOLTO particolare" il dialogo tra le due persone non riferito o intermediato da un narratore.
Un espediente "particolare" a cui non avevo mai pensato prima. Sembra una pagina scritta in diretta, ma a mezza strada tra passato e futuro.
Forse PDG, dovevi darci qualche informazione maggiore sull'alunno e sulla maestrina, ma forse hai dato per scontato che tutti e due somigliano a chi scrive e noi ti avremmo riconosciuto.
Comunque, trovo ammirevole la voglia di partecipare, fantastica quella di mettersi ìn discusisone postando un brano difficile, e anche se di tanto in tanto hai rinunciato a qualche corretto tempo verbale, che forse sarebbe da rivedere, trovo l'insieme gradevole.
Comunque cara PDG, sei un bel tipo.
E non mi riferisco alla tua scrittura, ma a quel sorriso sornione che spunta di tanto in tanto, dentro le righe.
Grazie PDG...

Caro Pier, per poterti rispondere con l'attenzione che meriti, non posso che riportare tutto il tuo pensiero.

Prima di tutto, forse non l'ho chiarito con la necessaria forza, ma le parti in corsivo non sono "il parlato" di un solo alunno, bensì di tutta una scolaresca, che ricorda e ama il proprio ricordo. Perciò non si tratta "di uno scolaro e della sua maestrina", bensì dell'intera classe e della loro prof di lettere.

Qui, poi, ti chiedo di di indicarmi dove è carente o errata la punteggiatura, nell'utilizzo della quale, confesso, pongo sempre molta cura. Perciò sarebbe ora che io imparassi ad usarla! e pure quei tempi verbali, che hai riscontrato errati.
Me li indichi, per piacere, sì che io possa rendermi conto dell'errore, oppure spiegarti perché li ho usati a quel modo? (grazie).

In quanto al "sorriso sornione" ti ringrazio per averlo visto: sei andato oltre le mie intenzioni di scrittore, perché io, in verità, non mi sono accorto di un sorriso sornione. Anzi: temevo che mi diceste che è una pagina strappalacrime con tutte quelle storie (e tante altre di cui non ho parlato) di ragazzini in situazioni difficili e conflittuali.
Ma la realtà, in quel territorio, in quel periodo storico, era effettivamente quella...

Grazie, Pier, per il tuo commento; e se mi dirai ciò che ti ho chiesto, doppiamente grazie...

Ed ora rispondo ad Alessandro.

Non posso che rimanere colpito dalla profondità della tua disamina sul contenuto e sulle motivazioni (non tanto nascoste, dunque: e ne sono lieto) etiche nella professionalità del docente.
E ti posso dire con assoluta certezza che hai perfettamente ragione quando dici: "Allora non sapeva, ora sa".
Il docente è maturato assieme ai suoi alunni durante tutto il suo cammino professionale, proprio perché si poneva in "quel" modo, perché c'era un reale scambio tra i discenti e lui, perché, in una parola, amava il proprio lavoro e le scolaresche con le quali ha lavorato per tutta la vita.
Non è un discorso patetico, è la verità (non chiedermi come lo so...)

Grazie anche per l'apprezzamento della forma espressiva che ho scelto per esprimere al meglio ciò che ho voluto comunicare al lettore. E' uno "stile", se così posso esprimermi, che mi è particolarmente congeniale, perché mi mette sullo stesso piano dei personaggi e delle loro storie. E a me piace "viverle" dal di dentro, le storie che narro.

Grazie, Alessandro, per aver capito.
PdG

gea ha scritto:

Sarà pure un pezzo che sa di "Innocenza", ma a me questo pezzo mi ha fatto quasi commuovere.
Lo trovo splendido proprio per il suo "buono"!!!! Quel buono che ti macera un pezzo d'anima e ti struggi a ricordarlo.
splendido. Grazie della lettura.

Grazie Gea: sei di una dolcezza, pure tu, che tocca davvero le corde più profonde dell'animo!

Soddisfatto che ti sia piaciuto.
PdG

sorcio ha scritto:

Cara PDG vorrei un lunedì che ti avanza, parlare con te di quello che e' successo, scendere o salire, dipende da dove lo si guarda, da quel piedistallo dove è posta una cactedra e ad una ad una cancellare dalla lavagna le cose che non servono per parlarsi così.

Sarei felicissimo, caro Sorcio, di poter parlare con te, e non solo di lunedì ( ) di tanti ricordi belli: quelli che ci fanno dimenticare le meschinità [anche se non le annullano] del quotidiano, e ci permettono di "tirare avanti" fino alla volta dopo...

Si può fare, si può fare...

Ciao pdg Diego è stupito del tuo racconto!
Sai cosa mi è sembrato?
Mi è sembrato che me lo leggesse quella bellissima voce fuori campo che commentava i film di Don Camillo, la ricordi? Anche loro ambientati nella "bassa" della Pianura Padana.
Sai quel tono caldo e ragionevole che ti coccola mentre ti dice le cose.
Fare il proprio lavoro bene non è da tutti, nel campo scolastico poi spesso gli insegnanti sono inadeguati, così come inadeguati i loro compensi.
Tutto il sistema è sbagliato, inutile cercare colpe.
Ma c'è chi cerca di fare bene il proprio lavoro e lo fa con il cuore e allora tutto si dipana al meglio.
E' un gran bel racconto che si distingue per lo stile e per l'eleganza. I migliori complimenti pdg.

Diego

Dunque, non so esattamente come funzioni ‘st'affare della penna del giorno… Io, intanto, lascio il mio commento.


La prima cosa che salta all’occhio è l’uso d’una doppia voce, scelta interessante di per sé e qui resa ancor più interessante dal continuo inseguirsi delle due voci e dal fatto che una è diretta, l'altra indiretta. Le due voci risultano piuttosto armonizzate, anzi molto armonizzate. Collaborano, si legano, come in un unico punto di vista, perché, come confermato alla fine, “fanno squadra”.
Lo sviluppo non cerca un gran dinamismo (essendo il ritmo già scandito dall'alternanza delle voci), ma qualcosa succede, eccome: una piccola rivoluzione in una scuola di campagna. Gli alunni avranno, dopo quei lunedì, nuove consapevolezze, nuovi atteggiamenti.
Le sensazioni raccontate sono tutte molto positive. Per l’insegnante potrebbe sembrare un diario. Tuttavia, la sua voce pare tornare a quei lunedì come a un’esperienza non più vicinissima nel tempo, e questo, unito al tono non caldo, tiepido, piuttosto, e calmo, mette una goccia di malinconia in uno scritto complessivamente sereno.

Gibbì ha scritto:

Dunque, non so esattamente come funzioni ‘st'affare della penna del giorno… Io, intanto, lascio il mio commento.


La prima cosa che salta all’occhio è l’uso d’una doppia voce, scelta interessante di per sé e qui resa ancor più interessante dal continuo inseguirsi delle due voci e dal fatto che una è diretta, l'altra indiretta. Le due voci risultano piuttosto armonizzate, anzi molto armonizzate. Collaborano, si legano, come in un unico punto di vista, perché, come confermato alla fine, “fanno squadra”.
Lo sviluppo non cerca un gran dinamismo (essendo il ritmo già scandito dall'alternanza delle voci), ma qualcosa succede, eccome: una piccola rivoluzione in una scuola di campagna. Gli alunni avranno, dopo quei lunedì, nuove consapevolezze, nuovi atteggiamenti.
Le sensazioni raccontate sono tutte molto positive. Per l’insegnante potrebbe sembrare un diario. Tuttavia, la sua voce pare tornare a quei lunedì come a un’esperienza non più vicinissima nel tempo, e questo, unito al tono non caldo, tiepido, piuttosto, e calmo, mette una goccia di malinconia in uno scritto complessivamente sereno.

Grazie, Gibbì: hai colpito in pieno (ma non affondato, poiché di galleggianti ce ne sono ben diciotto!).
Con grande semplicità e chiarezza hai evidenziato tutto, persino la malinconia finale (dove qualcuno aveva visto un tono sornione) del narrare...
Ancora grazie.
PdG

Cara PDG, non sono mai stato esperto di punteggiatura. Al contrario, spesso faccio disastri inenarrabili.
Ciò che intendevo dire, è che considero la punteggiatura un colore con cui rifinile gli scritti e, per come l'ho letta io la storia (forse troppo di corsa) mi sembrava che in certi momenti non fosse molto conforme al ritmo, al modo di narrare, alla scorrevolezza piana del tuo raccontare. Ovviamente non era una critica "grammaticale" ma di suono, di colore, di maturità narrativa, che mi aveva lasciato in certi casi quasi incastrato in qualche riga, che avrei spezzato o con meno o con più punteggiatura.
Per i tempi verbali, invece, uno in particolare mi sembrava suonare male.( l'ho trovato perfetto ma pomposo)
Anche qui (a mio modo di vedere) l'eccellenza e la precisione verbale, non pare caratterizzare bene lo studente, anche se devo dire, che la dotta insegnante può certamente manifestare il "suo essere" proprio attraverso i tempi verbali "perfetti" così da distanziare i due protagonisti.
Nella mia ignoranza "creativa", qualche leggera imperfezione nei tempi verbali, in certi casi, serve a caratterizzare e a distanziare il narratore dai suoi personaggi. (anche questa una mia idea).
Infine, confesso che non avevo capito che si trattasse di un colloquio attuale tra uno studente e la insegnante e non di un ricordo, mi era sfuggito, ma decisamente ritengo per colpa della mia frettolosa lettura.
Quindi non ti irritare che le mie considerazioni, valgono meno della tua scrittura.

Pecoranera ha scritto:

Ciao pdg Diego è stupito del tuo racconto!
Sai cosa mi è sembrato?
Mi è sembrato che me lo leggesse quella bellissima voce fuori campo che commentava i film di Don Camillo, la ricordi? Anche loro ambientati nella "bassa" della Pianura Padana.
Sai quel tono caldo e ragionevole che ti coccola mentre ti dice le cose.
Fare il proprio lavoro bene non è da tutti, nel campo scolastico poi spesso gli insegnanti sono inadeguati, così come inadeguati i loro compensi.
Tutto il sistema è sbagliato, inutile cercare colpe.
Ma c'è chi cerca di fare bene il proprio lavoro e lo fa con il cuore e allora tutto si dipana al meglio.
E' un gran bel racconto che si distingue per lo stile e per l'eleganza. I migliori complimenti pdg.

Diego

Salve, Diego: bentornato!

Se ricordo la voce narrante dei film di Don Camillo?
Eccome! Ed è un bellissimo accostamento, un vero regalo.

Rimango sempre stupito (eppure dovrei saperlo che funziona così) di come ognuno veda, scovi, rilevi, nei vari scritti, aspetti sempre diversi e, tutti insieme, probabilmente, danno il vero significato allo scritto stesso.

Qualcuno ha citato, qualche giorno fa (non ricordo chi e a proposito di quale scritto), che in questo modo [cioè con questi commenti così sinceri, spassionati e, soprattutto, differenti] si ha un esame dei testi completo, che ricorda la tecnica del film di Akira Kurosawa: Rashomoon (non ricordo se il titolo si scrive così).
Io concordo e, chi lo conosce, capisce che è proprio vero.

Per ora grazie a tutti quelli che sono passati, hanno letto e hanno scritto...


PdG

Dai, Penna: non mi hai irritato, ti ho semplicemente chiesto dov'è l'errore... facciamo la caccia all'errore anche oggi? (come nel brano della settimana scorsa).

Ripeto e ribadisco: NON è UN singolo alunno che interloquisce... i discorsi in corsivo sono CORALI: .è l'intera scolaresca che ricorda, come l'insegnante ricorda TUTTA la scolaresca, tra cui emergono solo quei tre o quattro casi più eclatanti (di cui i compagni TUTTI ricordano la storia e desiderano parlare...)

E' una tecnica, come hai evidenziato tu, che permette all'autore di parlare sull'onda del ricordo senza mettersi lì a scrivere un diario, semplicemente...

Dai, Pier Penna; dimmi dov'è il verbo che ti ha disturbato... non farti pregare...